E’ stato uno dei terzini più forti della storia dell’Inter, Andy Brehme.
In quella fascia sinsitra che quasi mai è riuscita a trovare un padrone affidabile in casa nerazzurra.
In quella fascia sinitra da cui passò, come una meteora, Roberto Carlos.
La speranza dei tifosi nerazzurri è che meteora non sia Achraf Hakimi e che – a fistanza di oltre 20 anni – si riesca sia pur sulla fascia destra a far soffrire al Real Madrid quanto da lor sofferto per anni (e pensare che le merengues sulla sinistra hanno lasciato scappare anche Hernandez).
Ma torniamo ad Andy Brehme perché l’ex terzino sinistro ha parlato alla Gazzetta dello Sport dell’Inter e dello stesso Achraf Hakimi: “Ve lo dico io com’è andata, quella partita me la ricordo bene: Conte si è innamorato di Hakimi a Dortmund. E ha fatto bene: gli esterni nel suo gioco sono fondamentali. È un giocatore eccezionale, non ce ne sono molti in giro così. Tecnico e velocissimo, darà una mano enorme all’Inter in questa stagione, ne sono convinto. In Bundesliga era dominante, nonostante l’età giovanissima. La sua dote più grande? La freddezza nel produrre assist dopo uno scatto: sa essere decisivo”.
Per questo non si riesce a capire come il Real Madrid non lo abbia trattenuto: “Perché lo ha lasciato andare? Me lo chiedo anch’io. Hakimi mi fa tornare in mente quando ai miei tempi, con la regola dei tre stranieri, il calciatore che arrivava dall’estero doveva necessariamente essere in grado di fare la differenza. Ecco, con lui l’Inter è tornata a quei giorni lì: Hakimi non è uno qualunque, in campo fa cose diverse dagli altri“.
Sugli obiettivi dell’Inter, quindi, Brehme non ha dubbi dove il club nerazzurro possa arrivare: “Allo scudetto, per questo è stata costruita, altrimenti sul mercato non vai a prendere uno come Vidal. La scorsa stagione la distanza con la Juve era più ampia del punto di distacco a fine campionato, i bianconeri alla fine mollarono. Ma ora il gap è ridotto”.
Per finire un parallelismo tra Trapattoni e Conte: “Sono due allenatori molto attenti all’aspetto motivazionale. E poi tutti e due sono stati accompagnati dalla fama di difensivisti: non lo è questa Inter, che propone un calcio offensivo. E guai a chi ricorda così il mio Trapattoni: vincemmo quel campionato con Serena capocannoniere e in generale con il miglior attacco della Serie A (67 gol, ndr), segnando di più anche del Milan di Sacchi e dei tre olandesi”.
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