Forse è il momento più complicato nella gestione Simone Inzaghi.
Per certo è la partenza peggiore dell’Inter dalla sciagurata stagione che partì con De Boer in panchina (che terminerà con Stefano Vecchi traghettatore, dopo la parentesi Pioli: risultato finale un settimo posto).
Terza sconfitta in campionato in 7 gare (3-1 a Udine contro i bianconeri friulani) e Simone Inzaghi sul banco degli imputati.
Ma cosa ha risposto ai gornalisti di DAZN nel dopopartita? Addossandosi tutte le colpe, come si suole fare tra gli allenatori quando le cose vanno male:
“L’Udinese ha avuto più cattiveria e determinazione e ha meritato di vincere. Sono l’allenatore e sono il primo responsabile, dobbiamo fare tutti di più a partire da ma e adesso dovremo essere bravi ad analizzare”.
A far discutere, tra le altre cose, il cambio di Bastoni e Mkhitaryan intorno al 30′.
Sostituzioni giunte a causa delle precedenti ammonizioni da loro riicevute e che hanno causato la reazione quantomeno piccata del difensore:
“Assolutamente sì, l’Udinese arrivava più cattiva e determinata sulle seconde palle ed eravamo già in difficoltà e avevo paura che offrissimo di più. Tutta l’Inter stava facendo male e in quel momento ho voluto fare due cambi”.
E circa la succitata rabbia di Bastoni, se comprensibile, Inzaghi ha replicato così:
“Assolutamente si perché un calciatore vuole stare in campo, è comprensibile ma si devono fare delle scelte e in quel momento volevo sistemare la squadra. non abbiamo cambiato modulo ma messo due elementi competitivi che hanno fatto la loro gara
Tra le altre cose dette, Inzaghi ha parlato della sua strategia per far rinascere l’Inter:
“Ci vuole più continuità e determinazione, siamo l’Inter e non possiamo accontentarci di vincere due partite.In questo momento ci manca continuità, questa partita ci farà analizzare e meditare perché l’Udinese ci è stata superiore”.
Ci riuscirà?
Ricordiamo che ad inizio stagione s’è parlato di lotta per lo scudetto: al momento (con circa un quinto del campionato già trascorso) saremmo fuori dall’Europa che conta, con un importante balzo indietro rispetto alle stagioni con Conte e Spalletti in panchina (e, nel secondo caso, con una rosa ben meno forte).
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