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Milan Skriniar al PSG | Ecco perché sarà peggio degli addii di Ronaldo o di Ivan Perisic

“Ho visto le informazioni che sono uscite su Skriniar ma non posso dire se verrà in questa sessione o in estate. Non posso dirvelo. La dirigenza sta lavorando e io ho molto da fare con i miei giocatori e devo essere concentrato su ciò di cui abbiamo bisogno”.

In conferenza stampa, l’allenatore del Paris Saint-Germain Christophe Galtier ha confermato l’interesse del suo club per il difensore slovacco.

Che ci fosse interesse, d’altra parte, lo sappiamo dallo scorso calciomercato quando il club nerazzurro ha rifituato un’offerta da circa 55 milioni di euro per l’ex Sampdoria; che Skriniar sia così vicino all’addio, è questo l’elemento nuovo: da mesi ormai, con il temporeggiare del giocatore, si è fatta strada l’ipotesi di un addio a parametro zero ma questa stessa ipotesi non è mai stata così concreta fino alle parole di Galtier.

Con la fascia al braccio dal momento in cui Handanovic è stato fatto sedere in panchina, Milan Skriniar è alla sesta stagione in nerazzurro: per lui 241 gare (ad oggi) in tutte le competizioni, perno del reparto difensivo e titolare sia con Spalletti che Conte che con Inzaghi ed idolo dei tifosi nerazzurri per un apparente senso di appartenenza mostrato per esempio in occasione del primo rinnovo di contratto, quando si presentò da solo a trattare con la dirigenza dopo aver silurato il proprio procuratore.

Un apparente – doveroso sottolineare il termine – senso di appartenenza, perché per il vil denaro abbandonerebbe una società pronta a farne il simbolo e a portarla al top della squadra dal punto di vista dell’ingaggio che sarebbe andato / andrebbe a percepire.

Vil denaro che, siamo certi Skriniar sappia, è importante anche per la sopravvivenza dei nerazzurri: sarebbe stato quindi meglio mettere le cose in chiaro la scorsa estate e andarsene facendo incassare qualcosa al club, rispetto ad adesso che – ben che vada PSG e Inter si accordino per un indennizzo – arriverebbe nelle dissestate casse nerazzurre una cifra pari a meno della metà di quanto offerto in precedenza dai francesi (l’eventuale offerta attuale sarebbe intorno ai 10-15 milioni, l’Inter ne chiede 20).

Tutto questo per il vil denaro, dicevamo: Skriniar andrà a guadagnare 9 milioni all’anno (contro i 6,5 offerti dall’Inter: la cifra top per chi è oggi nella rosa della Beneamata) e 25 milioni una tantum per il bonus alla firma.

Tanto denaro, non c’è che dire. Una cifra che evidenzia ancora una volta quanto la presenza di un club come il PSG nello scenario europeo non rappresenti un bene per la competività dello sport – ma questo è un altro discorso e non ci interessa parlarne in questa sede.

Torniamo a Skriniar: i soldi faranno la felicità? Ce lo saprà dire tra una baguette e l’altra.

Magari poi piangerà sul latte versato come Lukaku, tornato nella “sua” Londra per poi pentirsene e spingere per il ritorno (il belga, quantomeno, aveva portato in casa 110 milioni di euro o giù di lì).

Parlando di addii burrascosi, quello di Skriniar sarebbe – per lo scrivente – il peggiore: peggiore dell’addio di Ronaldo dopo il 5 maggio (l’Inter fece cassa e il Fenomeno a lungo coccolato aveva già fatto vedere di non essere quello di prima – il taglio di capelli al Mondiale lo testimoniava), peggiore dell’altro addio a parametro zero della recente storia nerazzurra (la società non sembrava poi così intenzionata a rinnovargli il contratto, a Perisic, almeno non fino a fine stagione).

Peggiore perché Skriniar è parso sempre a suo agio come un uomo di rappresentanza del club (e adesso addirittura indossa la fascia da capitano…), sbandierando un (a questo punto falso) amore per i colori nerazzurri che ha portato la Nord a tributargli striscioni ad hoc.

Cornuti e mazziati.

Skriniar lascia la sponda nerazzurra di Milano come un Calhanoglu (che da noi sembra aver trovato quella continuità che forse nemmeno in Germania s’era vista), un Kessie o, ancor peggio, un Donnarumma.

Ce ne faremo una ragione.

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