È probabilmente il miglior parametro zero nella storia nerazzurra, in una storia pur costellata da altri grandi affari aggratis (come ad esempio l’acquisto di Esteban Cambiasso dal Real Madrid, giusto per citarne uno): parliamo di Marcus Thuram, classe ’97 capace in pochi mesi di diventare un punto fermo della Beneamata, realizzando in tutte le competizioni 11 gol e 11 assist in 32 partite (statistiche ad oggi, 15 febbraio 2024).
L’attaccante giunto a zero dalla Germania (quando il suo valore di mercato era di 32 milioni di euro mentre oggi di milioni ne vale 55, dati Transfermarkt alla mano) ha quindi parlato al Corriere della Sera per raccontarsi a 360°.
Sul suo approccio alla vita, sempre col sorriso, e sul rapporto col padre: “Sono sempre allegro, da quando ero piccolo. Felice della vita, di tutto. E ancora di più in campo, coi miei compagni, a fare quello che amo di più. Voglio sempre avere il sorriso. È vero che a volte non tutto va come vorrei, ma penso che la cosa più importante sia migliorarsi e lavorare, sempre col sorriso. Perché ci sono tante cose gravi nella vita. Però quando ero piccolo la gente non capiva e non apprezzava sempre il mio modo di essere. Non a tutti piaceva questa mia allegria e si facevano sempre paragoni con mio padre. Crescere con lui è stato bellissimo, ma non è stato un vantaggio”.
Quindi, su Laturo, sul suo rapporto con il capitano dell’Inter, e sui suoi obiettivi di squadra: “Tutti i giorni mi fa pesare la finale del Mondiale in Qatar (ricordiamo che l’Argentina ha battuta la Francia, ndr). Ogni tanto dovrei essere ‘cattivo’ come lui? No, forse è Lautaro che dovrebbe sorridere un po’ di più! (ride, ndr). Ci sono tanti caratteri diversi e c’è bisogno di tutti per fare una grande squadra. All’Inter amiamo veramente giocare assieme, siamo un gruppo molto unito. Sono arrivato a luglio, ma mi sembra di essere qui da tanti anni. Quando sono arrivato all’Inter non ho sentito quello che diceva la gente. Sono arrivato per aiutare la squadra, avevo parlato con Piero (Ausilio, ndr) già due anni fa, poi l’infortunio mi ha bloccato. Contava solo quello che pensavano lui e il mister su di me: ho lavorato, ho ascoltato tanto anche i compagni e sono contento di quello che sto facendo. Ho tanta, tanta fame di vincere. Altrimenti non sarei qua all’Inter. Voglio vincere tutto quello che c’è da vincere e aiutare la squadra“.
Sul lavoro con Simone Inzaghi, quindi, Thuram ha ammesso che è stato importantissimo nella sua crescita esponenziale: “Qui in Italia ho imparato tantissimo e spero di imparare ancora tanto: posso crescere dappertutto, nel dribbling, nella corsa, nella difesa, nel tiro. Mi fermo spesso dopo l’allenamento a fare del lavoro extra, sul campo e con i video. Sono migliorato molto nel posizionamento senza palla, perché qui in Italia si lavora tanto tatticamente e si impara che un movimento può aiutare un compagno. Sto diventando un po’ più cattivo in area e sto provando ad attaccare la porta diversamente”.
Infine, tra le altre cose, una battuta sul fratello, centrocampista classe 2000 in forza al Nizza, spesso accostato a club italiani e non (il cui valore di mercato è di 40 milioni di euro): “Kephren è più forte di me. Può giocare in Serie A o è da Premier League? Ovunque. Per me un calciatore che può far bene in Italia, può farlo anche in Inghilterra: il calcio italiano non è meno forte”.
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