Che fine ha fatto Caio, primo grande acquisto di “riparazione” di Massimo Moratti?

La parabola di Caio, astro nascente del calcio brasiliano nella metà degli anni ’90, meteora in terra tricolore (con le maglie di Inter e Napoli).

Lo chiamavano Douthorinho, perché più che un calciatore sembrava un laureato o un laureando con quello stile molto europeo (è nato a San Paolo, d’altra parte), quel capello e quel sorriso così da bravo ragazzo.

Il suo vero nome è Caio Ribeiro Decoussau, anche conosciuto come Caio Ribeiro, o semplicemente Caio – non certo una fortuna per un giocatore destinato a giocare in Italia (dove ce lo si aspetterebbe sempre in coppia con un eventuale Tizio).

Sbarca in Italia nell’autunno del 1995, ad appena vent’anni, primo grande colpo in un mercato di riparazione di Massimo Moratti – uno che apprezza tanto i bravi ragazzi quanto i calciatori brasiliani (ancor meglio se talentuosi).

A Milano trova il caro amico Roberto Carlos, ancora non mandato via da Hodgson, ed arriva con le stimate del campione: nel recente Mondiale Under 20 è stato il miglior giocatore del torneo, realizzando frattanto cinque reti in quella edizione, poi vinta dall’Argentina in finale proprio contro il Brasile.

La sua esperienza è fallimentare come ben riassunto da goal.com nell’apposito articolo a lui dedicato: due gare in Coppa Italia, cinque in campionato, nessuna rete e nessuno squillo. Una grande delusione per Moratti, che su di lui ha investito ben sette miliardi e mezzo di lire (allora la cifra maggiore spesa dalla Beneamata per un calciatore brasiliano – di seguito la classifica all time ad oggi secondo transfermarkt).

Nonostante non brilli, attribuirà alla dirigenza nerazzurra la sua mancata partecipazione ad Atlanta ’96.

A TV Globo (concetti poi in seguito ribaditi in più interviste e podcast) ha raccontato qualche tempo fa: “La formazione era più o meno: Dida, Zé Maria, Ronaldo, Aldair e Roberto Carlos; poi si sceglieva se giocare con Amaralzinho o Zé Elias, Flávio Conceição e Juninho Paulista; Bebeto, Ronaldo e Rivaldo. Quella era la squadra. E c’erano in panchina altri giocatori come Luizão, c’era Sávio”.

“Dovevo far parte di questa squadra. Ho fatto tutto il ciclo olimpico e non mi hanno liberato dall’Inter (per le amichevoli pre-olimpiche, ndr), quindi alla fine sono andato al Napoli”.

A Napoli, inutile dirlo perché sennò tutti si ricorderebbero di lui, non lascerà nemmeno traccia – pur giocando oltre 20 partite (e realizzando una sola rete in Coppa Italia, nei quarti di finale contro la Lazio).

Dopo due annate lascerà l’Italia e l’Europa per tornare in Brasile: per lui un solo ulteriore passaggio nel Vecchio Continente nel 2004, in un’altra non indimenticabile esperienza – stavolta in Germania, nella serie b tedesca (con la casacca del Rot-Weiss Oberhausen).

Che cosa fa oggi Caio?

Oltre che parlare male dell’Inter come tanti ex giocatori che in nerazzurro non ce l’hanno fatta, Caio si disimpegna come commentatore calcistico: dapprima in radi e poi in TV, fa coppia fissa Tiago Rodrigues, con cui è da ormai oltre un decennio la voca della versione brasiliana del franchise videoludico calcistico Fifa.

Seguitissimo sui social (vanta oltre 840k follower su Instagram), condivide pezzi di vita, di famiglia (abbiamo ricostruito che ha una moglie / compagna e un figlio e una figlia) e della sua grande passione nonostante tutto: il calcio.

Parentesi positiva, ha avuto grossi problemi di salute (un tumore) ma è riuscito a superarli e in tal senso merita tutto il nostro apprezzamento.

admin

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