È l’allenatore del Galatasaray da ormai tre stagioni: ha vinto due campionati consecutivi (raggiungendo quota 102 punti nell’ultima stagione) dopo averne vinto uno con il ben meno quotato Basaksehir.
Ne abbiamo scritto nemmeno troppo tempo fa, poco prima dell’inizio della sua avventura nella prima squadra di Turchia per numero di titoli vinti: parliamo di Okan Buruk, una lunga carriera da calciatore (e poi da allenatore) in Turchia, con un’unica parentesi lontano dalla sua terra – a Milano, sponda nerazzurra. Con la maglia dell’Inter, ha giocato 42 gare realizzando due reti in tre stagioni, rivelandosi un discreto comprimario.
In una lunga intervista rilasciata alla Gazzetta s’è raccontato, raccontando anche come andò il suo trasferimento alla Beneamata: “Ho vissuto un sogno, dal primo all’ultimo giorno. Nel 2001 il d.s. Terraneo venne a Istanbul per tesserare Emre Belozoglu, ma tornò a Milano con… un turco in più! Allora era difficilissimo lasciare la Super Lig, figuriamoci pensare di arrivare in Italia, nel miglior campionato del mondo, per giocare con un top club. Avevo paura del fattore ambientale. Alla fine, però, mi bastò condividere un appartamento con Emre…”.
Tra i due, Emre (un altro dei turchi che hanno vestito il nerazzurro nel corso degli anni) era quello dotato di maggiore talento ma in assoluto nella Inter di quegli anni c’era talento da vendere in tutti i reparti:
“Sì, in campo e pure dietro le scrivanie. In partita facevano la differenza Zanetti, Vieri, Ventola e Ronaldo. Fuori c’erano fenomeni del calibro di Moratti, Branca e Facchetti. Ero onorato di essere lì, volevo dimostrare a tutti che meritavo quell’occasione. Nell’estate 2001, appena giunto in ritiro, volevo essere il migliore della squadra nei test fisici e atletici. Materazzi e Vieri mi prendevano in giro, perché mi stancavo così tanto che poi, al momento della partitella, quasi non mi reggevo in piedi…”.
Una battuta quindi sul tristemente noto 5 maggio, vissuto purtroppo anche da Okan:
“Fortunatamente, nel corso della mia carriera, ho vinto moltissime volte e ho perso… in poche occasioni. Il ko contro la Lazio fu pesante, l’Inter non conquistava lo scudetto da tredici anni e i tifosi ci rimasero malissimo. Ricordo le lacrime di Ronaldo, i discorsi di Zanetti… Eravamo un gruppo meraviglioso, che però non ha mai vinto un titolo“.
Okan, il presente in Turchia (in una Turchia sempre più italiana, calcisticamente parlando)
Okan ha quindi raccontato il suo profondo rapporto con il Galatasaray, dove ha passato complessivamente ben oltre 20 anni di carriera, da calciatore e da allenatore:
“Il Galatasaray è la mia famiglia, lo penso davvero. Sono entrato nel settore giovanile quando avevo 11 anni, poi ho giocato tredici stagioni in giallorosso da professionista. Oggi vanto un record particolare: sono l’unico ad aver vinto 9 scudetti con questo club, considerando sia l’esperienza da calciatore che quella da tecnico”.
E non ha potuto non parlare dei tanti ex serie A nella sua compagine (a partire da Mauro Icardi, capocannoniere dell’ultima stagione):
“Muslera è il nostro capitano, mentre Torreira e Sergio Olivera garantiscono qualità a centrocampo. Ai gol ci pensano Mertens e Icardi. Quando puoi contare su calciatori del loro calibro, con un certo livello di esperienza, allenare diventa più semplice. Ti aiutano nella gestione del gruppo, sono leader tecnici e morali. Con Mauro c’è un rapporto speciale: i bambini turchi si affezionano al Galatasaray perché adorano i suoi gol”.
Una battuta sulla rivalità col Fenerbahçe, che dall’anno prossimo vivrà il valore aggiunto della presenza di un allenatore come Mourinho sulla panchina avversaria:
“Il 2024 è stato pazzesco. Abbiamo vinto il secondo scudetto consecutivo collezionando 102 punti in classifica, record assoluto nella storia della Super Lig. Il Fenerbahçe, alle nostre spalle, ha chiuso al secondo posto nonostante i 99 punti. Adesso hanno annunciato Mourinho, un avversario che non vedo l’ora di conoscere. Certi personaggi fanno bene al nostro calcio, stimolano i giocatori a trasferirsi in Turchia e aumentano la competitività”.
Infine, tra le tante altre cose, doverosa una battuta su Calhanoglu, il calciatore che acquisterebbe subito dal campionato italiano, se solo potesse:
“L’ho conosciuto quando era un ragazzino, ai tempi in cui lavoravo con l’U17 turca. Organizzammo un’amichevole in Germania per scoprire come giocavano i ragazzi tedeschi nati da famiglie turche. Hakan ci sorprese, scelse la Turchia e fece tutta la trafila delle giovanili con me. Era bravo, ma non mi aspettavo sarebbe arrivato a certi livelli. L’Inter e Inzaghi gli hanno permesso di compiere il salto di qualità definitivo”.