Davide Santon, appesi gli scarpini al chiodo, ha deciso di allontanarsi definitivamente dal mondo del calcio.
Correva l’anno 2009, José Mourinho guida l’Inter e decide di lanciare fra i grandi un calciatore che ribattezzerà il “bambino”. È Davide Santon, classe 2001 nato in Emilia Romagna, cresciuto al Ravenna e dai 14 anni in nerazzurro. Sembra un predestinato, anche per come si trova a suo agio tra i grandissimi: il 24 febbraio del 2009 marca come un veterano un certo Cristiano Ronaldo – in quell’occasione sbeffeggiato anche da Mario Balotelli (sappiamo tutti come andranno le carriere dei tre).
Nella stagione del triplete gioca meno che l’anno precedente, anche a causa di un infortunio al menisco, ma il futuro sembra suo, con Don Balon lo inserisce nella classifica dei migliori calciatori nati dopo il 1989 (sappiamo, però, che queste liste portano abbastanza sfiga).
Nell’estate del 2010 Mourinho lascia Milano per andare a Madrid e a guidare l’Inter arriva un tecnico spagnolo che non vede Santon: è Rafa Benitez. Santon gioca poco e per lo più da subentrante e a gennaio va in prestito secco al Cesena nell’operazione che porta Yuto Nagatomo a Milano. Per Santon l’esperienza nerazzurra (la prima esperienza nerazzurra) termina così: a giugno viene ceduto per 6 milion di euro al Newcastle.
Dei Magpies diviene una colonna e in bianconero segna la sua unica marcatura in carriera tra i professionisti (un dato strano, per lui che nasceva esterno d’attacco). In Inghilterra, parentesi gossip, conosce la moglie Chloe Sanderson, con cui ha due figlie.
L’amore però non gli impedisce di tornare in Italia: l’Inter (con il Mancini bis alla guida) lo riporta a Milano nel gennaio de 2015 e per lui sono altre tre stagioni e mezzo (da comprimario) prima dell’addio definitivo. Va a Roma, nell’ambito dell’operazione che porta Nainggolan a Milano (un’operazione che porta anche il poi non troppo rimpianto Zaniolo in giallorosso). Per lui 53 gare in tre stagioni e il ritiro a 31 anni.
È logoro (nell’arco della carriera si è infortunato ad entrambe le ginocchia) e il suo primo mentore – Mourinho, divenuto allenatore della Roma – lo aveva addirittura messo fuori rosa nella sua ultima stagione tra i professionisti.
Chiuderà la carriera con il triplete in bacheca e con 8 presenze nella nazionale maggiore: meglio che niente, ma probabilmente troppo poco per un calciatore che sembrava destinato all’Olimpo (e che poi invece ha solo vissuto l’Olimpico, e nemmeno da protagonista).
Fu accusato di tifare per il Milan, ma mise in chiaro le cose quando tornò a vestire la maglia dell’Inter:
“Non ho mai detto di essere stato tifoso milanista, da bambino simpatizzavo per la squadra di Gullit e Van Basten. Ma non ho mai detto di essere tifoso milanista. Io l’Inter l’ho sempre rispettata e sempre lo farò. Ci tengo a dirlo, tanti mi descrivono come tifoso milanista. Sono qui e tifo Inter. La passata esperienza è un ricordo positivo, abbiamo vinto tanto poi è arrivata una situazione di mercato e insieme ai dirigenti abbiamo deciso che era il momento di cambiare. Ma sono contento del mio ritorno”.
Che fine ha fatto Davide Santon? L’addio al calcio è stato definitivo
Ritiratosi, Davide Santon ha smesso anche di usare i social network, e i suoi ultimi post esprimono tutta la sua gratitudine per il percorso da professionista, spiegando le ragioni (fisiche) del ritiro.
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Di lui s’è tornato a parlare per la vicenda scommesse, tirato in ballo come presunto familiare del presunto informatore di Fabrizio Corona. Lui, ovviamente, smentì categoricamente, sottolineando frattanto a ‘La Repubblica’ come abbia deciso di allontanarsi definitivamente dal giuoco del pallone: “Quando sono uscito dal calcio non ero sereno. Non ho finito come avrei voluto. Non dico che lo odio, ma ho smesso di seguirlo. Mi ha dato tante soddisfazioni, ma anche tante delusioni, soprattutto per gli infortuni. Mi sono distaccato. A fine carriera ho odiato il calcio, per questo mi sono staccato da questo mondo. Si figuri se ho voglia di rientrarci per una questione che non mi riguarda”.