Henrikh Mkhitaryan, sapete che ha due lauree? Curiosità sul calciatore armeno (a partire dal nome)
Arrivato a parametro zero dalla Roma nell’estate del 2022, Henrikh Mkhitaryan è diventato nell’arco di due stagioni e mezzo un idolo assoluto della tifoseria dell’Inter, giocando 121 gare con la maglia nerazzurra e diventando un indispensabile per Simone Inzaghi (dispiace – anzi, spiaze – ancora che non fosse disponibile dal 1′ per la finale di Champions League contro il Manchester City alla prima stagione).
Primo armeno della storia dell’Inter, ha un legame forte con un’altra icona dell’Inter, che di armene aveva solo le origini, parliamo del mitico Youri Djorkaeff, forse primo grande acquisto dell’era morattiana (acquistato nell’estate del 1996 per 7,5 miliardi di lire – allora una cifra davvero importante – scrisse in nerazzurro pezzi di storia, realizzando una delle più belle reti di sempre).
In questa sede, però, vogliamo parlare di alcune curiosità legate al centrocampista classe ’89 dell’Inter.
Sono curiosità di cui ha parlato in una lunga intervista al Corriere della Sera qualche tempo fa e che cercheremo di mettere in ordine, perché sono davvero interessanti per conoscere meglio un giocatore destinato a rimanere nella storia del club (ha ancora un anno e mezzo di contratto con il club: al termine di questi quattro anni l’Inter diventerà la squadra in cui avrà giocato di più in carriera).
Partiamo dal nome (e dal cognome), di cui Mkhitaryan ha svelato il significato: “In italiano si può tradurre con consolazione, conforto”.
Quindi, circa gli studi e la cultura: se ci si sbalordisce quando scopriamo un calciatore laureato, dobbiamo toglierci il cappello dinnanzi al centrocampista armeno (recordman di marcature nella sua nazionale), che di lauree ne ha due. “Ho due lauree: una in Sports management e l’altra in Economia. Ci sono giocatori che vedono le cose prima degli altri, non credo si possa essere intelligenti in campo, ma non esserlo fuori. Si vede subito chi è intelligente in campo e fuori dal campo. Ho avuto anche compagni che facevano finta di essere intelligenti in campo, ma fuori non lo erano”: ha dichiarato Henrikh, non risparmiando una frecciata.
Non solo lauree, Henrikh è poliglotta e amante degli scacchi: “Parlo cinque lingue: armeno, russo, francese, inglese, italiano. Il tedesco lo parlavo (ricordiamo che ha giocato tre anni nel Borussia Dortmund, ndr), ma l’ho dimenticato e gli scacchi mi aiutano a pensare, a leggere il gioco, la situazione, il pensiero del tuo compagno. Gli scacchi mi aiutano tanto”.
Infine, il suo segreto per l’eterna giovinezza (ok, si esagera – riformuliamo: il suo segreto per rimanere sulla cresta dell’onda nonostante l’avanzare degli anni): “I segreti per rimanere giovane? Non li dirò tutti! (ride, ndr) Provo a dormire e a mangiare meglio possibile: evito glutine, zuccheri e lattosio, su consiglio del nostro nutrizionista Pincella. E poi c’è l’aspetto principale: allenarsi bene. Mi piacerebbe giocare sempre, ma abbiamo la rosa lunga e le scelte le fa l’allenatore. Però sono gli ultimi anni della carriera e più gioco, più mi diverto”.
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