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Gianpiero Marini, il mediano troppo spesso dimenticato: campione del mondo e vincitore di una coppa Uefa in panchina

Chi si ricorda di Gianpiero Marini, centrocampista di lungo corso della Beneamata e campione del mondo con l’Italia nel 1982?

Una vita da mediano, lavorando come Oriali. Anni di fatica e botte e vinci casomai i mondiali. Cantava così Luciano Ligabue nel 1999 – anno fervido lato musicale nonché anno d’uscita di Miss Mondo e di Una vita da mediano come singolo.

Il bel Lele Oriali ritorna alla gloria, mentre ritorna all’Inter come responsabile dell’area tecnica, consulente di mercato e intermediario tra squadra e dirigenza dopo aver lavorato per la Solbiatese, per il Bologna e per il Parma.

Grazie a Una vita da Mediano ritorna in auge per le sue imprese da calciatore: è tra i campioni del mondo del 1982, e Ligabue lo sottolinea “anni di fatiche e botte e vinci casomai i Mondiali”, ma è anche centrocampista di lungo corso dell’Inter.

Classe ’52, cresce in nerazzurro e tra il 1970 e il 1983 disputa 398 gare in prima squadra, realizzando 44 reti e vincendo due scudetti e due Coppa Italia, prima di chiudere la carriera con la maglia della Fiorentina (quattro stagioni in viola per lui). In Nazionale, per lui 28 gare tra il dicembre del 1978 e il maggio del 1983

Senza piedi buoni, lavorare sui polmoni, canta LL, parlando di Gabriele Oriali.

Una descrizione che meglio si sarebbe attagliata a un altro centrocampista dell’Inter, un altro mediano, un altro campione del mondo.

Parliamo di Gianpiero Marini – coevo e compagno di squadra di Lele il bello. Lui, Gianpiero con la n, bellissimo non è ma lavora tanto sui polmoni.

A differenza di Oriali bello non è e non è nemmeno molto elegante (ci ricorda Wikipedia) ma ha una grande intelligenza tattica.

Se Oriali cresce nell’Inter, Marini fa la gavetta: gioca nel Fanfulla, nella Triestina e nel Varese, finché nel 1975 (quando ha 24 anni, lui è clase ’51, un anno più grande di Oriali) viene acquistato dalla Beneamata.

Non sappiamo la sua fede, per certo però non ha mai raccontato di una juventinità archetipica (come viceversa raccontato da Oriali, nel 2012): “Ero juventino, mio papà mi aveva portato a Varese a vedere la Juve di Castano e Salvadore, il mio idolo era Menichelli, un’ala sinistra. Ma per 100 mila lire a 13 anni passai all’Inter e da quel momento interista a vita”.

Marini in nerazzurro gioca tra il 1975 e il 1986, disputando 375 gare (nella stagione 77/78 e nella 79/80 è il più presente di tutti) e vincendo uno scudetto e due Coppa Italia. Segna poco (una ventina di gol in totale e anche qualche autogol) ma fa un paio di gol in Europa davvero belli: in questa sede vogliamo ricordare la sventola da fuori nella gara contro i baschi della Real Sociedad del settembre del 1979 (finita 3-0) – ma in molti ricordano la rete realizzata contro il Colonia in trasferta nei quarti di finale della Coppa Uefa della stagione 84/85 (sempre da fuori, sebbene da più breve distanza).

Tra il novembre del 1980 e l’aprile del 1983, frattanto, gioca 20 partite in Nazionale. Nella estate del 1982 che i boomer ricordano bene e che ci vedrà campioni del mondo per la terza volta (e per la prima volta non durante un regime) è in campo contro l’Argentina, contro il Brasile e contro la Polonia. Non giocherà la finale ma comunque è campione del mondo.

In azzurro gioca alcune gare storiche per l’Italia (storiche in quanto discretamente atipiche): l’amichevole Italia-Europa (vinta dall’Europa per 3-0) e le gare del Mundialito (disputato nel 1980 e altresì nota come Coppa d’Oro dei Campioni del Mondo). Pezzi di storia del calcio.

Oriali, da dirigente, passerà 13 anni complessivi all’Inter in due parentesi (entrambe interrotte bruscamente, bisogna sottolinearlo), vincendo tutto il vincibile o quasi.

Marini, dal canto suo, rimane all’Inter nelle vesti di allenatore, una volta appesi gli scarpini al chiodo: dapprima guida la Primavera, vincendo frattanto lo scudetto di categoria nella stagione 1988/89, quindi torna per prendere la gestione della prima squadra nella parte finale della disastrosa stagione 93/94. Rischia la prima retrocessione in B dei nerazzurri (che fortunatamente non arriverà, all’ultima giornata) ma frattanto porta la Beneamata a vincere la seconda Coppa Uefa della storia.

E se tutti si ricordano di Oriali, mentre esulta con forza per un’altra squadra in lotta contro quella che dovrebbe essere la “sua” Inter (ché va bene si è professionisti ma tant’è) io voglio ricordare Gianpiero Marini: in un mondo di Oriali, sii un Marini.

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