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Grande Inter, quali giocatori del ciclo con Helenio Herrera alla guida sono ancora vivi?

Sarti; Burgnich, Facchetti; Bedin, Guarneri, Picchi; Jair; Mazzola, Milani (Peiró, Domenghini), Suárez, Corso. Chi di loro è ancora vivo?

Più che una formazione, un vero e proprio mantra, tanto per i tifosi dell’Inter quanto per tutti gli appassionati di calcio che – anche a distanza di parecchi decenni – hanno appreso a conoscere questa squadra, capace di vincere tutto in Italia, in Europa e nel mondo.

Tra il 1963 e il 1966 questa squadra (con pochi ulteriori comprimari che eventualmente andremo citando) è stata capace di laurearsi per tre volte campione nazionale (1962-63, 1964-65, 1965-66 – quest’ultimo con conquista della prima stella) e per due consecutive vincitrice della Coppa dei Campioni (1963-64, 1964-65) e della Coppa Intercontinentale (1964, 1965).

Il palmares sarebbe potuto essere anche migliore ma nella stagione 1963-64 l’Inter perse lo scudetto contro il Bologna nell’unico spareggio sin qui nella storia della serie A, regalando ai tifosi nerazzurri i primi accenni da Pazza Inter (amala).

Grande Inter, quanti sono ancora vivi tra i protagonisti di quei trionfi?

Il primo ad aver lasciato l’esistenza terrena è stato il livornese Armando Picchi, libero della Grande Inter. Leggenda della città toscana (tanto da aver intitolate una squadra di calcio attualmente militante in Promozione e lo stadio comunale), se n’è andato nel 1971 a soli 35 anni a causa di un tumore alla colonna vertebrale (causata, secondo il fratello Leo, dottore in farmacia, dalle cure sbagliate in seguito alla frattura del bacino avvenuta nel 1968, quando militava nel Varese). Al momento della scomparsa era alla guida, da allenatore, della Juventus.

Andiamo quindi per ordine, seguendo la succitata formazione – litania.

L’estremo difensore di quella squadra, Giuliano Sarti, se n’è andato nel giugno del 2017, all’età di 83 anni. Fu acquistato nel 1963, dopo il primo scudetto del ciclo, dalla Fiorentina per rimpiazzare Lorenzo Buffon (lui, frattanto leggenda del Milan, è ancora vivo e punta a compiere ben 96 anni il prossimo dicembre).

Tarcisio Burgnich, friulano e polivalente difensore (considerato tra i migliori della storia), se n’è andato il 26 maggio del 2021 a 82 anni. Durante la carriera fu soprannominato Roccia dal compagno di reparto Picchi, per via della sua prestanza fisica.

La prestanza fisica (nonché l’avanguardistica capacità di andare in rete nonostante il ruolo – per lui 79 reti in carriera da terzino sinistro) era una caratteristica di Giacinto Facchetti, capitano di lungo corso della Nazionale italiana e leggenda del club nerazzurro, di cui fu in seguito anche dirigente: Facchetti è infatti stato presidente del club dal gennaio 2004 al settembre 2006 (quando morì, a soli 64 anni).

Il mediano Gianfranco Bedin, cresciuto in nerazzurro e protagonista in prima squadra dal 1964, è ancora vivo e va per gli 80 anni (che compirà a luglio). Dopo il ritiro, ha lavorato nell’Inter come allenatore delle giovanili, osservatore e addetto ai rapporti della prima squadra.

Anche Aristide Guarneri, lo stopper gentiluomo mai espulso in carriera, è vivo e ha compiuto 87 anni lo scorso 7 marzo (è classe 1938). Campione d’europa con la nazionale nel 1968, è stato nell’entourage dell’Inter dopo una parentesi come allenatore in prima e come vice allenatore di Luis Suarez nella stagione 1991/92 (quando lo spagnolo, di cui parleremo a breve, fu chiamato per sostituire Corrado Orrico).

Detto di Armando Picchi, ci ha lasciato proprio ieri (e da qui l’idea di scrivere questo post, che andremo aggiornando via via) Jair. Jair da Costa, veloce ala destra (soprannominato proprio per la velocità Freccia Nera), se n’è andato a 84 anni. Giunto nell’estate 1962 – con Angelo Moratti capace di vincere un duello di mercato (uno tra i tanti nella storia) con il Milan – vincerà tutto nella Grande Inter ma anche un ulteriore scudetto nella stagione 1970/71 (con Giovanni Invernizzi alla guida, subentrato in corso a Herrera – Heriberto).

È ancora vivo Sandro Mazzola, figlio della leggenda del Grande Torino Valentino, e bandiera dell’Inter (unico club in cui ha militato in tutta la carriera, realizzando 163 reti in 570 gare). Dirigente a più riprese del club nerazzurro dopo il ritiro, fu protagonista con la maglia dell’Italia dell’Europeo 1968 e del Mondiale 1970 (in cui divenne celebre il dualismo con la bandiera del Milan Gianni Rivera). Compirà 83 anni il prossimo 8 novembre.

Comprimario della grande Inter fu Aurelio Milani, centravanti e (co)protagonista con la maglia nerazzurra nelle stagioni 1963/64 e 1964/65. Scomparso nel 2014 a 80 anni, può vantare il titolo di capocannoniere sia in serie A (con la maglia della Fiorentina, club dal quale l’Inter lo acquistò nel 1963) che in serie B (con la maglia del Monza).

A contendere il posto con Milani, Joaquín Peiró, madrileno giunto dal Torino nel 1964. Ala poi divenuta punta centrale nel corso della carriera, realizzò alcuni gol importantissimi in Europa con la maglia dell’Inter, tra cui l’indimenticabile gol contro il Liverpool nelle semifinali della Coppa Campioni 194/65: la sua marcatura (avvenuta rubando la rete al portiere dei Reds Lawrence) aprì le porte al 3-0 che consentì all’undici di Helenio Herrera di ribaltare il 3-1 dell’andata. Peiró se n’è andato il 18 marzo 2020 all’età di 84 anni.

Sempre tra parentesi (assieme a Peiró e come alternativa a Milani) Angelo Domenghini, bergamasco cresciuto nell’Atalanta e artefice di tanti grandi imprese (vi propongo un video di seguito in cui vengono riassunte un po’ tutte). Arrivato all’Inter nel 1964, Domenghini compirà 84 anni il prossimo 25 agosto.

Luis Suárez Miramontes, detto Luisito, è scomparso il 9 luglio 2023 all’età di 88 anni. Morto a Milano, il regista gallego fu legato tutta la vita all’Inter, dopo aver vestito il nerazzurro in 33 occasioni tra il 1961 e il 1970. Per lui trionfi con tutte le maglie (anche con quella spagnola, l’Europeo del 1964), un pallone d’oro (nel 1960)e qualche flop in panchina (in due brevi parentesi alla guida dell’Inter).

Infine, Mario Corso, detto Mariolino, tra i più fedeli alla causa nerazzurra – con 515 gare e 94 marcature (molte delle quali su punizione: nella storia la sua foglia morta) tra il 1957 e il 1973. Anche lui ha guidato l’Inter da allenatore, subentrante, nella stagione 1985/86 (parentesi in mezzo a due esperienze da guida della Primavera nerazzurra). Corso è morto il 29 giugno 2020 a 78 anni.

Per quanto riguarda l’allenatore di quella squadra, il “mago” Helenio Herrera, se n’è andato il 9 novembre del 1997, in condizioni economiche non eccelse (come d’altra parte aveva vissuto l’infanzia, in Marocco, dove si era trasferito a 8 anni dall’Argentina). Le sue spoglie si trovano nel settore evangelico del cimitero monumentale di San Michele a Venezia, città scelta per il buen ritiro assieme alla terza moglie Fiora Gandolfi dove ha risieduto fino alla morte.

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