Chissà dove sarebbe potuto arrivare Maro Balotelli con la sua testa d’oggi: grande la maturità nelle sue parole.
Diciamocelo, ci saremmo aspettati enormi cose da lui. Esordio a 17 anni, doppietta a qualche giorno di distanza dall’esordio in Coppa Italia. Tecnica, personalità (la foto a corredo ricorda uno dei primi momenti in cui la mostrò in tutto il suo fragore) e un fisico devastanti. Mario Balotelli sembrava avere tutto per diventare un numero uno del calcio mondiale e a soli 20 anni vince il Triplete con l’Inter, pur rendendosi protagonista di alcune scene che lo marchieranno a vita agli occhi dei tifosi nerazzurri: la maglia buttata a terra fu la prima di tante balotellate che minarono la sua carriera.
Dopo il triplete (e dopo 28 reti in 86 gare con i nerazzurri, record di presenze in un club per lui) Balotelli viene ceduto al Manchester City per quasi 30 milioni di euro ma da quel momento inizia una parabola discendente, pur vincendo qua e là qualcos’altro, pur vestendo importantissime maglie.
Ma lui stesso lo sa, avrebbe potuto fare di più – come quei ragazzini che hanno tutte le qualità ma non si applicano – e lo ha ammesso in una intervista alla Gazzetta dello Sport, in cui ha sottolineato come avrebbe potuto giocare di più in Azzurro (anche perché rare volte si è visto un centravanti così in Italia – 14 reti in 36 gare, numeri unici per la maglia della nostra Nazionale):
“In generale potevo metterci più impegno. Mi resta il rimpianto della Nazionale: potevo giocare di più. Se avessi avuto più chance magari avrei potuto avvicinarmi a Riva. Qualcuno non mi voleva in azzurro… Ma è acqua passata”.
Per la Nazionale del futuro, tra Camarda, Veturino e Pio Esposito, Balo ha le idee chiare su chi puntare (e chissà che non abbia ragione – e chissà che finalmente non riusciremo a vedere un goleador capace di scalare l’asfittica classifica dei cannonieri dell’Italia):
“Al Genoa mi sono allenato con Venturino, ha buoni colpi: merita fiducia. Anche Camarda l’ho visto in alcuni spezzoni nel Milan e sono curioso di vedere come si muoverà nel Lecce. A me però piace soprattutto Pio. Conosco suo fratello Seba e l’ho visto più volte dal vivo a Brescia. Ha tutto per sfondare. Mi auguro che si faccia spazio nell’Inter, può essere la sorpresa. Ma per stare ad alti livelli bisogna rompere il ghiaccio”.
Ma veniamo a noi e al quesito che ci poniamo, legato alla squadre del cuore di Balotelli. S’è sempre dichiarato milanista, ma c’è un po’ di Inter nel suo cuore – sebbene in realtà probabilmente non sia tifoso di nessuna delle due compagini (com’è normale per un professionista d’altra parte):
“Da ragazzo simpatizzavo per i nerazzurri perché il mio idolo era Ronaldo il Fenomeno, poi non ho mai nascosto la mia simpatia per il mondo rossonero. Ma essere tifoso è un’altra cosa”.
Quindi, sulla succitata balotellata (con la maglia tolta in un’occasione in cui ci sarebbe stato solo da celebrare, ai margini di Inter-Barcellona 3-1), Balotelli fa mea culpa – e non è la prima volta – dimostrando grande maturità:
“Mi sono pentito da tempo per quel gesto a San Siro, quando mi tolsi la maglia dell’Inter. Per questo ora dico che al posto di Lookman, con la testa di oggi, non avrei cancellato dai social le foto con la maglia dell’Atalanta. È vero che non esistono più le bandiere, che i giocatori prima o poi se ne vanno. Ma i tifosi non c’entrano niente. Meritano riconoscenza e rispetto. E non vale solo per gli atalantini”.
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