Simone Inzaghi e l’Al-Hilal, le modalità della trattativa fanno ancora discutere: le parole di Mkhitaryan e di Pastorello.
Fine maggio 2025. Sono i giorni dell’attesa per la settima finale della massima competizione europea per club nella storia dell’Inter, a due anni dalla bruciante sconfitta contro il Manchester City, probabilmente immeritata, giunta per 1-0.
Dopo aver superato ai quarti il Bayern Monaco e in semifinale il Barcellona, il PSG non fa grande paura.
Nonostante tutto, e nonostante si possa essere ottimisti, l’attesa è snervante: ci sono voci su un possibile addio del condottiero degli ultimi quattro anni Simone Inzaghi, il quale sarebbero tentato dalle sirene d’Arabia e il pensiero, più che alla finale coi parigini, è tutto rivolto al futuro della squadra – e come potrebbe fare senza l’allenatore che è riuscito a dargli una chiara identità di gioco.
Sappiamo come andrà a finire quella gara, sappiamo come andrà a finire il rapporto e sappiamo anche che il suo successore, ad oggi, non lo sta facendo rimpiangere poi troppo.
Quello che non sapevamo, però, sono alcuni retroscena legati all’addio di Simone Inzaghi. Retroscena che fanno sì che la clamorosa debacle contro il PSG possa essere vista sotto un’altra luce.
A quanto pare, la settimana precedente alla finale (giunta per altro dopo la vittoria dello scudetto del Napoli per un punto, quindi con la squadra col morale non esattamente alle stelle) la concentrazione non era pienamente rivolta alla gara – come d’altra parte quella di noi tifosi.
A raccontarlo uno dei senatori della squadra, Henrikh Mkhitaryan, nel suo libro “La mia vita sempre al centro”:
“C’era pressione, riversataci addosso sia dall’esterno che dall’interno. I media raccontavano di un Inzaghi pronto a firmare per gli arabi dell’Al-Hilal, lui con noi non affrontava l’argomento. Il 4 giugno l’Al-Hilal ha annunciato ufficialmente il nome del suo nuovo allenatore: Simone Inzaghi. Gli ho mandato un messaggio, salutandolo e ringraziandolo per i tre anni trascorsi insieme. Che sono stati bellissimi. Siamo adulti e, devo dire la verità, il distacco non si è rivelato indolore, in particolare per le modalità”.
Capitan Lautaro Martinez, dal canto suo, aveva già a ridosso della finale provato a smorzare la polemica (“In quel momento, il mister non ci aveva comunicato di aver ricevuto un’offerta e che sarebbe andato via. Noi eravamo estranei a quelle voci, concentrati su tutti gli obiettivi che avevamo”) ma è indubbio che le voci risuonano anche all’interno dello spogliatoio.
E mentre qualche giocatore si toglie qualche sassolino dalla scarpa per la gestione riservata da Inzaghi (si pensi a Dimarco cambiato sovente intorno al 60’), il procuratore del tecnico piacentino Pastorello ha raccontato a Sportmediaset.it i retroscena di questo discusso trasferimento in terra araba: “È un trasferimento che ovviamente non si completa in quattro giorni, c’è tutto un lavoro dietro. Avevamo già approcciato questo tipo di opportunità, ma la verità è che lui non ha mai voluto entrare nei dettagli di un potenziale accordo prima che accadessero determinate cose”.
Insomma, la trattativa avanti da tempo.
Ma di quali determinate cose si tratta? “Mi ha confidato che se avesse vinto la Champions non sarebbe mai andato via dall’Inter. Vi garantisco che la decisione è arrivata dopo la finale di Monaco e dopo i colloqui fatti con la dirigenza nerazzurra, anche se ovviamente in questi casi c’è un lavoro dietro le quinte. L’aspetto economico ha avuto la sua importanza, ma lui voleva mettersi alla prova anche all’estero e la lega saudita è tra le più importanti al mondo, non solo per le potenzialità economiche, ma anche per la qualità del campionato. L’Al Hilal è poi il club più importante d’Asia per storia e numero di tifosi”.
ANCHE PER LA QUALITÀ DEL CAMPIONATO. Quanto è vero che un buon silenzio non è mai stato scritto.
Per non chiudere con l’amaro in bocca, torniamo a Mkhitaryan e alla sua scelta di non andare in Arabia, nonostante la qualità del campionato:
“Anch’io ho ricevuto un’offerta dall’Arabia Saudita, nel 2024. Hanno contattato mia sorella, sono stato chiaro da subito. «Monika, non voglio parlare con nessuno. Io sono interista»“.
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