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Massimo Marazzina, l’approdo all’Inter (e l’esordio) grazie a Gianpiero Marini e il gol che causò il 5 maggio

Ai microfoni di NEPD Massimo Marazzina ha raccontato, fra le altre cose, del suo rapporto con l’Inter (nel bene e nel male).

Vi ricordate Massimo Marazzina? Attaccante abbastanza prolifico (per lui 128 reti in 459 gare tra serie A e serie B, con tre presenze in Nazionale) è legato alla storia dell’Inter per due ragioni: la prima legata agli inizi nel calcio che conta (fu l’Inter a incorporarlo nelle giovanili dopo essere stato scartato altrove) e la seconda per quello scudetto 2001/02 perso all’ultima giornata (realizzò all’andata una rete che, a vederlo a posteriori, fece perdere ai nerazzurri punti fondamentali per non arrivare con il fiato alle spalle il 5 maggio del 2002).

Ma andiamo con ordine, e pensiamo agli esordi. Massimo Marazzina continua ad essere riconoscente all’Inter, come raccontato durante l’ultima puntata di Non è più Domenica (podcast di Rocco Di Vincenzo e Matteo Fantozzi) dedicata al calcio:

All’Inter devo tutto. È lì che ho fatto il provino, è lì che Gianpiero Marini ha detto sì quando altri mi avevano scartato. Se oggi ho fatto una carriera, una parte enorme nasce da quella scelta. Quando arrivai all’Inter avevo fatto altri provini con Cremonese, Pergocrema, Atalanta. Mi avevano mandato via. Paradossalmente è stata la squadra più forte, la più difficile, quella che mi ha dato fiducia”.

E con il grandissimo (unico vero mediano da ricordare, non Oriali…) Marini, diventato allenatore della prima squadra nella seconda parte della stagione 1993/94, arriva anche l’esordio in prima squadra (giocherà tre gare, quella stagione in serie A):  “Marini allenava la Primavera e fu lui a portarmi in prima squadra. Mi fece esordire, mi tenne nel gruppo, mi fece respirare la Serie A. Per me resta una figura fondamentale, uno che ha creduto in un ragazzino quando nessuno lo faceva”.

Quella stagione fu una stagione particolarmente complicata per l’Inter, con una Coppa Uefa conquistata ma anche con una salvezza stentata (giunta all’ultima giornata): “Vivevo lo spogliatoio da ragazzo, ma sentivi la tensione. Quell’anno sembrava tutto fragile: vedevi la preoccupazione nei volti, nei silenzi, nei giornali. Capivi che l’Inter non era abituata a soffrire così”.

Marazzina e quel gol dell’ex nella stagione 2001/02

Facciamo quindi un salto di quasi 10 anni, alla stagione 2001/02.

È il 5 maggio 2002, data diventata ferita collettiva. L’Inter perde a Roma, la Juventus vince a Udine, lo scudetto prende la strada di Torino. Ma prima ancora di quella domenica, c’è un altro episodio che resta sospeso nella memoria: una vittoria del Chievo sull’Inter, decisa proprio da Massimo Marazzina. Un gol che, a posteriori, viene letto come una delle tante tessere di un mosaico crudele, di quelle che sembrano scolpite apposta per fare male. Una marcatura che sa di butterfly effect.

Marazzina racconta così quella vicenda: “Il gol segnato al Chievo contro l’Inter? Non è mai stato un gesto contro qualcuno. Era il mio lavoro, ma capisco che per i tifosi interisti resti una ferita. Anche per me è stata una situazione strana, emotivamente forte. Quel gol poi, col senno di poi, ha pesato in un campionato diventato leggendario. Nessuno può sapere come sarebbe andata, ma so bene che quella stagione è rimasta nella storia per il famigerato 5 maggio”.

Ma, nonostante tutto, Marazzina (che oggi vive in California e allena i ragazzini che vogliono essere presi come calciatori dai college americani) rimane legato alla Beneamata: “Io sono sempre stato legato all’Inter, anche quando ho segnato contro. Non ho mai provato rabbia o rivalsa: anzi, quella maglia per me rappresenta l’inizio di tutto”.

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