Classe ’99 all’Inter ormai dalla stagione 2019/20, Alessandro Bastoni è sempre più un leader dell’Inter. Un leader e un punto di forza della difesa di Simone Inzaghi, se è vero che il ragazzo di Casalmaggiore è il difensore dalla valutazione più alta della serie A.
A far sì che il valore sia così alto (al momento parliamo di 80 milioni di euro) la sua propensione per il gioco d’attacco, che lo rendono un giocatore utile anche in fase offensiva (sebbene magari qualche gol in più non farebbe male: al momento il suo record stagionale è di due mercature): “Difensore atipico? Sono uno dei primi difensori che interpreta il ruolo così, che si spinge molto in attacco. Lo faceva già un po’ Toloi all’Atalanta, ma con così tanta costanza forse sono il primo. Le mie caratteristiche aiutano, mi piace portare la palla. In Nazionale non posso farlo perché giochiamo in questo modo” – così ha parlato del suo ruolo Bastoni, ospite di Cattelan nel suo podcast Supernova.
Durante il podcast, Cattelan ha parlato anche del suo ruolo all’interno dello spogliatoio (dove è, a tutti gli effetti, una sorta di capitan futuro – sebbene anche capitan Lautaro e il suo vice Barella siano poco più grandi di lui): “Sono uno che parla negli spogliatoi? Sì sì, ma non c’è bisogno di parlare sempre. C’è un livello talmente alto che uno sa dove sbaglia, al massimo potrei dire qualcosa in merito all’atteggiamento nel caso in cui le cose non stiano andando bene. In spogliatoio parlano tanto Lautaro e Barella, ma non abbiamo la cultura che uno parla e tutti stanno zitti. Non c’è più il nonnismo che c’era una volta. Ci sono passato nei primi anni di carriera, ora fortunatamente non c’è più. Ad esempio all’Atalanta succedeva con Stendardo, Masiello e Zukanovic. Una volta ho fatto un tunnel in allenamento ed è finito il mondo. Non lo trovo giusto. Fortunatamente c’è più cultura ora”.
Una battuta quindi sul suo interismo, che viene da lontano (ed è eredità paterna, quando il fratello invece è tifoso romanista): “Finale di Champions del 2010? Avevo 11 anni, sarò stato a letto perché avevo scuola (ride, ndr). Scherzo, la guardavo con mio papà, è stato lui a trasmettermi la passione per l’Inter. Ho una foto, che ho pubblicato anche su Instagram, in cui guardiamo quella partita. Cosa si prova a giocare per la squadra del cuore? Ho fatto 11 anni di settore giovanile con l’Atalanta e ho affrontato non so quante volte l’Inter, in quei momenti non mi stava molto simpatica. Facevo i miei interessi. Poi da grande, quando rappresenti i colori che ami è il massimo della vita. Non dovevo più cercare i risultati della mia squadra del cuore, perché ne facevo parte (ride, ndr)”.
D’altra parte, possiamo vederlo rappresentare interismo anche in un video d’annata quando – rappresentante dell’Italia Under 17 – veniva intervistato accanto agli allora altrettanto interisti Pinamonti e Zaniolo (come fa notare qualcuno nei commenti al video, solo lui sin qui è riuscito a far strada).
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