La Gazzetta critica tra le righe il mercato in uscita dell’Inter, analizzando il rendimento di alcuni ex: come stanno davvero le cose?
Ma non erano le seconde linee il grande problema dell’Inter nella scorsa stagione? A giudicare dalla risposta che sta regalando il tempo, più che altro viene da pensare il contrario. Perché alla maggior parte dei calciatori che la società nerazzurra ha scelto di cedere quest’estate è bastato pochissimo per imporsi: grandi giocate, gol, assist.
Ha scritto così Gregorio Spigno in un articolo pubblicato ieri sul sito della Gazzetta dello Sport volto ad evidenziare come le seconde linee dell’Inter che hanno lasciato il club nerazzurro piano rinate lontano da Milano, nemmeno fosse la Manchester sponda United.
In realtà, l’analisi del giornalista della rosea è quantomeno parziale (e non ha portato nemmeno benissimo ad alcuni degli ex, già ieri): andiamo assieme a vedere perché.
Innanzitutto, banalmente, una rondine non fa primavera.
Se poi volessimo allontanarci dai luoghi comuni, andremo a vedere che non è tutto oro quello che luccica nel giardino sempre più verde del vicino (ok, la piantiamo qui con questa summa di banalità).
Partiamo da Benjamin Pavard, in gol con la maglia dell’Olympique Marsiglia alla prima in campionato con la maglia della compagine transalpina: alla sua seconda gara, disputata ieri stesso, è stato tra gli anelli deboli della formazione di De Zerbi, capace di farsi ribaltare al Bernabeu da un Real Madrid pur in inferiorità numerica per gran parte della ripresa.
Zalewski ha effettivamente iniziato bene con la maglia dell’Atalanta, arrivando a realizzare gol e assist nell’ultima gara di campionato contro il Lecce – d’altro canto in questo caso s’è trattato di un’occasione di mercato in uscita “troppo ghiotta” e dieci milioni di plusvalenza in un solo mese meritano di essere ricordati per il capolavoro fatto dalla dirigenza dell’Inter (che s’è privata di un giocatore che avrebbe comunque avuto poco spazio in un reparto affollatissimo).
Mehdi Taremi ha subito incantato all’esordio con la maglia dell’Olympiacos, realizzando due reti in 21′ in campo. In pochi hanno però sottolineato che le reti sono arrivate contro il fanalino di coda del già di per sé non probantissimo campionato greco, il M.G.S. Panserraikos (say what?).
Per riabilitare Asllani, quindi, la Gazzetta cita le proprie pagelle, con l’albanese capace di prendere 7,5 nella vittoria esterna del Torino contro la Roma – classe 2002, Asllani ha tanta carriera davanti a sé ed è uno splendido ragazzo cui auguriamo il meglio, ma dire che sia stato determinante in una gara in cui il Torino ha vinto grazie ad una prestazione tutta difesa e (pochissime) ripartenze non è estremamente onesto (e comunque dove troverebbe spazio Asllani in questa Inter?).
Di Arnautovic, quindi, si sottolineano i tre assist e la marcatura nelle prime 3 gare con la maglia dello Stella Rossa ma, si dimentica di evidenziare il buon Spigno, Arnautovic se n’è andato in scadenza di contratto, a 36 anni, e percepiva uno stipendio abbastanza sostenuto – le sue buone prestazioni (nel campionato serbo) dovrebbero farci percepire il suo addio come meritevole di rimpianti?
Il penultimo nome di questa lista / j’accuse nei confronti della dirigenza è quello di Tajon Buchanan. Autore di una non indimenticabile mezza stagione tra febbraio e giugno scorso, è stato acquistato a titolo definitivo dal Villarreal ed ha realizzato una tripletta contro il Girona che ha fatto scatenare i commentatori / hater. Pochi hanno però notato che il Girona è tristemente fanalino di coda e che alla prima in Champions – disputata sempre ieri – il canadese (fattosi notare in Italia più per i tuffi che per i dribbling) ha perso con il sottomarino giallo in casa del Tottenham.
Per finire un figlio d’arte, il figlio di Dejan Stankovic Aleksandar, in forza al Bruges. Autore di una rete in Champions League nei preliminari contro il Glasgow Rangers, viene segnalato come una sorta di possibile rimpianto per i nerazzurri di Milano (sottolineiamo, ché anche i belga sono nerazzurri). Peccato però che sul classe 2005 l’Inter ha diritto di riacquito fino al 2027 o eventualmente un 10% sulla futura rivendita. La speranza, quindi, è che Aleksandar, nato a Milano ma nazionale serblo, cresca e cresca. Magari un giorno lo rivedremo nelle nostre fila.
È certo che alcuni dei giocatori citati in questo post avrebbero potuto fare di più a Milano e che hanno anche dimostrato in carriera in più piazze di essere dei giocatori forti, quando non campioni, ma attribuire il loro scarso rendimento all’Inter rappresenta solo la volontà di accanirsi sulla squadra e sulla società in un momento non fortunatissimo (che, siamo certi, passerà). Inoltre, in alcuni casi, si tratta di intelligenti operazioni di mercato: perché mettere tutto in unico calderone?
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