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Benitez non fa autocritica sull’addio all’Inter di 15 anni fa e dà consigli a Chivu (che lo mandò a quel paese in campo)

Diadmin

Ott 12, 2025

Quindici anni dopo, Benitez cerca alibi mentre il gruppo pare non aver dimenticato certi atteggiamenti. Di chi le colpe del flop all’Inter?

Subentrare a un tecnico che ha fatto tanto bene e che è tanto amato è davvero difficile. Lo sta vedendo Cristian Chivu e lo vide ancor più Rafael Benitz, arrivato a Milano per prendere il posto di José Mourinho dopo il triplete. Se il paragone vi pare blasfemo, vi facciamo notare una cosa: Inzaghi non è Mourinho, ma Benitez non è certamente Chivu (la speranza è che il rumeno possa fare anche meglio dello spagnolo, ma Benitez appena approdato a Milano veniva con un palmares di tutto rispetto, con una Coppa UEFA all’attivo e due scudetti vinti col Valencia e una Champions League col Liverpool).

A Milano Benitez non fece benissimo, decidendo di lasciare a dicembre con una squadra non messa benissimo in campionato (a meno dieci dalla vetta), con due titoli in più in bacheca (non che fosse così difficile vincere il Mondiale per club quell’anno) e una cocente sconfitta in Supercoppa Europea (contro l’Atletico Madrid: la Supercoppa è un titolo che ancora manca nella nostra bacheca).

Benitez e la parentesi all’Inter, i cattivi ricordi

Di lui svariati ex nerazzurri non hanno ottimi ricordi, a partire dal mancato pallone d’oro Wesley Sneijder che in un’intervista per il programma di Prime Video Fenomeni ha raccontato qualche mese fa: “Quando è arrivato Benitez ha detto a Eto’o: io ti metto a sinistra e lui gli diceva io sono un attaccante. Ma lo hai fatto anche con Mourinho, sì ma l’ho fatto per lui non lo faccio per te. Partito malissimo. A me ha detto: tu giocavi col 10, ma ti metto più indietro. Io gli ho detto non facciamo così. In 10′ era finito tutto: 5′ con Eto’ e 5′ con me finito il gruppo“.

O, ancora, Materazzi a Repubblica dieci anni or sono: “Lui (Benitez, ndr) aveva paura pure della sua ombra, era geloso del ricordo di Mourinho. Avevo un armadietto con attaccate le foto dei miei successi passati, e Benitez me le fece togliere. Tanto per spiegare il tipo. Infatti l’avevo detto a Josè, quella sera dopo la finale di Madrid in cui ci salutammo piangendo” (disse, testualmente: “Te ne vai e ci lasci con quello str…. di Benitez”).

Tutto ciò per dimenticare gli scazzi avvenuti a stagione in corso, con le proteste rivolte verso la panchina di Diego Milito dopo un cambio contro il Palermo o le parole di Cristian Chivu (sì, proprio il mister) che durante una gara contro la Roma, schierato terzino sinistro come viceversa avrebbe preferito evitare, si avvicinò alla panchina gridando: “O cambiamo qualcosa o io me ne esco!” (per onor di cronaca, Chivu ha in seguito spiegato che la sua aggressività del periodo fosse colpa di un farmaco che ha preso per diversi mesi – la dintoina – dopo l’incidente contro il Chievo Verona).

Insomma, possiamo dire che lo spogliatoio nerazzurro fosse abbastanza fumantino, ma frattanto Benitez non entrò esattamente in punta di piedi.

Il ricordo dell’esperienza all’Inter di Rafa Benitez

E se magari ci potrebbe stare un po’ d’autocritica, non pare passi per la testa dell’allenatore iberico.

Durante il Festival dello Sport a Trento, organizzato dalla Gazzetta dello Sport, ha parlato così dell’esperienza all’Inter: “All’Inter ho vinto due trofei, ma non mi è piaciuto il modo in cui è stato gestito il mio allontanamento. Avevo 15 giocatori sopra i 30 anni, che avevano vinto tanto. Ma non avevamo comprato nessuno e anche Moratti ammise dopo che fu un errore”.

Curioso poi come, intervistato da TuttoMercatoWeb, abbia dichiarato in merito a Cristian Chivu allenatore: “Per capire come è un tuo ex calciatore come allenatore lo devi vedere allenare. Devi vedere come gestisce uno spogliatoio e questo non è facile perché non si può andare dentro nello spogliatoio ma credo che farà bene”


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