“Era piuttosto lento, ma aveva uno stile elegante”.
Così ci descrive Wikipedia lo stile di gioco di Corrado Verdelli.
Classe ’63, giocava da libero, ed è stato parte della rosa dell’Inter dei record trapattoniana.
20 gare per lui e uno scudetto storico, il 13esimo per i nerazzurri.
In seguito andrà a giocare a Cremona, diventando capitano della Cremonese, e si ritirerà dopo una stagione al Fanfulla.
Della squadra di Lodi diventerà in seguito allenatore, prima di tornare all’Inter.
Dal 2011 al 2004, la più lunga parentesi in nerazzurro, sulla panchina: dappimra della Primavera, quindi come vice della Prima Squadra (con una gara da primo, a Mosca: per l’Inter confitta per 3-0 in Champions contro la Lokomotiv).
Alla guida della Primavera conquisterà una storica doppietta: è il 2002 e Verdelli vincerà con i nerazzurrini il campionato e il Torneo di Viareggio.
Lo farà con in campo tanti giocatori che avranno una discreto carriera tra i professionisti, da Cordaz (attuale terzo portiere dell’Inter) a Pasquale, passandno per Pandev e Martins.
Finita l’esperienza nerazzurra dopo aver fatto da vice a Hector Cuper e Alberto Zaccheroni, allenerà, con scarsi risultati, Ternana, Cremonese, Voghera, Ponte San Pietro e Monza.
Tornerà all’Inter come scout, come ci mostra Transfermarkt che gli attribuisce il ruolo per una sola stagione.
In realtà, a giudicare da un’intervista del 10 febbraio, continua a farlo ed è addirittura capo degli osservatori.
Sebbene tutto sia cambiato con l’avvento della pandemia, come raccontato alla Gazzetta:
“Nell’Inter non è cambiato poi molto. Noi guardiamo molto Francia, Spagna, Belgio, Olanda e Portogallo, meno l’Inghilterra perché è un mercato molto caro. La differenza vera c’è con il Sudamerica. Andavo sempre io, due volte all’anno, fermandomi un mese: una volta a novembre-dicembre, una seconda ad aprile-maggio. E lì vedevo allenamenti, studiavo i ‘contorni’ del ragazzo, le sue abitudini, la famiglia, le amicizie. Tutte quelle cose mancano. Come si compensa? Bisogna fidarsi delle persone in loco. E di conseguenza aumenta il lavoro del direttore sportivo, che con i suoi contatti deve chiedere informazioni sul giocatore da noi segnalato”.