Faciamo un salto all’estate del 1996.
Negli Stati Uniti, ad Atlanta, si disputano le Olimpiadi e – tra le tante discipline – c’è anche il calcio, da quell’edizione anche al femminile (vinceranno proprio gli States, per la cronaca, battendo in finale la Cina).
Ma non ci importa in questa sede (non diciamo in assoluto per evitare di essere tacciati di sessimo e anche perché dell’Inter femminile scriveremo qui e lì) del calcio femminile bensì del torneo maschile.
C’è grande attesa per il Brasile di Ronaldo (e di Roberto Carlos e di Aldair e di Bebeto, portati come fuori quota, e di tanti altri futuri campioni come Rivaldo e Roberto Carlos) ma anche per l’Argentina di Ortega, Gallardo, Claudio Lopez e Hernan Crespo (e un certo Javier Zanetti).
In semifinale il Brasile affronta la Nigeria: sta vincendo 3-1 fino al 77′ quando Ikpeba dà il via ad una rimonta conclusa con golden gol.
In finale, quindi, la sorperndente Nigeria affronta l’Argentina, favorita e due volte in vantaggio.
Ma il calcio è sorprendente e per questo lo amiamo: così al 90′ la Nigeria ribalta definitivamente l’incontro e l’arbitro Collina fischia tre volte e sono gli africani a vincere l’oro olimpico.
Protagonista assoluto di quella edizione un attaccante alto 197 centimetri ma dai movimenti elegantissimi, destinato avincere il titolo di calciatore africano dell’anno (titolo poi conquistato nuovamente nel 1999).
Parliamo di Nwankwo Kanu, nato nell’agosto del 1976 in Nigeria e portato in Europa dall’Ajax nel 1993. Con i lancieri vince la Champions League 1994/95 ai danni del Milan di Fabio Capello, perdendo la seguente contro la Juve per poi essere acquistato in quell’estate olimpica dall’Inter per 8 miliardi di lire.
Durante le visite mediche gli vengono diagnosticati dei problemi cardiaci ma l’allora numero uno del club Massimo Moratti – noto per essere una specie di padre più che un presidente – decide di ipagare di sua tasca le cure, anziché risolvere il contratto con il calciatore.
La prima stagione, quindi, non scende in campo.
Sarà a disposizione del club a partire dalla stagione 1997/98, quando giungerà anche un certo Ronaldo, e rimarrà un altra mezza stagione, fino al gennaio del 1999: per Kanu in totale 15 apparizioni ed una sola rete, in un 4-0 contro l’Atalanta.
Acquistato dall’Arsenal, gioca cinque stagioni e mezzo con la casacca dei Gunners, non sempre trovando molto spazio ma conquistando due campionati, prima del passaggio al West Bromwich Albion (dove rimarrà due stagioni) e al Portsmouth, dove chiuderà carriera (conquistando una storica FA Cup con sua rete in finale contro il Cardiff City ma retrocedendo anche in Championship al termine della stagione 2009/10).
Ritiratosi al termine della stagione 2011/12, rimarrà nella storia per aver vinto diversi titoli e per esseri ritagliato nel corso della carriera il ruolo di rincalzo di lusso: come ci ricorda la bio in inglese su Wikipedia di Kanu è il terzo giocatore nella storia della Premier League ad essere subentrato dalla panchna (ben 118 volte).
Nwankwo Kanu oggi? Cosa fa?
Ambasciatore UNICEF, Kanu è noto per il suo impegno nel sociale già dal 2000, quando diede vita alla Kanu Heart Fondation, attraverso la quale ha costruito cinque ospedali in Africa per combattere i problemi cardiaci (che lui continua a tenere sott’occhio: nel 2014 s’è dovuto operare nuovamente negli States per i succitati problemi congeniti) ma che si occupa anche di lotta all’emergenza abitativa.
Con 450.000 follower su Instagram Kanu (King Kanu sul social, che username così umile!) aggiorna costantemente i suoi fan sulla vita privata e sulle sue attività filantropiche, sottolineando con costanza frattanto la sua passione per l’Arsenal.
L’ex attaccante nigeriano continua a seguire il gioco del pallone, anche accanto alla moglie Amara (che sul suo profilo sottolinea con orgoglio di avere tre figli).
Inoltre, è brand ambassador della TV StarTimes, nonché proprietario della Kanu Sports TV, una televisione internet che trasmette eventi sportivi.