Fino agli anni ’80, quando arrivò dalla Genova rossoblu Roberto Pruzzo, deteneva il record di marcature con la casacca della Roma in tutte le competizioni, dietro soltanto ad un’icona tendenzialmente dimenticata come Rodolfo Volk nella classifica legata alle reti nella massima divisione italiana.
A differenza di Pruzzo e di Volk, però, era nato a qualche decina di chilometri da Roma e nella Roma era cresciuto, diventando il più giovane esordiente di sempre in serie A (record di recente eguagliato e battuto da due meteore del nostro calcio) ed il più giovane marcatore della storia realizzando a 15 anni e 287 giorni la rete della bandiera dei giallorossi in un Lucchese-Roma 5-1 disputato nel maggio del 1937.
Parliamo di Amedeo Amadei, nato a Frascati il 26 luglio del 1921 e soprannominato “il Fornaretto” perché figlio di una famiglia di fornai della cittadina situata nell’area dei Castelli Romani.
Figlio di fornai, iniziò a giocare a calcio contro la volontà dei genitori, che lo avrebbero visto bene a lavorare nell’attività di famiglia: in realtà grazie alla sua attività da calciatore contribuirà all’economia familiare, date le gravi difficoltà sopraggiunte dopo che il forno di famiglia venne distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, ed in seguito – appese le scarpe al chiodo – tornerà all’attività di famiglia.
In mezzo, però, c’è tanto calcio.
Ci sono 234 gare con l’amata maglia giallorossa e 110 reti in tutte le competizioni. In Serie A sfiora soltanto quota 100 – si ferma a 99 – ma riesce a conquistare il primo storico scudetto dei capitolini nella stagione 1941/42: diventa così l’ottavo Re di Roma, il primo di tanti a conquistare l’appellativo regalato da una tifoseria passionale come poche e capace come poche di innamorarsi dei suoi campioni, ma il primo in assoluto a regalare il titolo di campione d’Italia alla compagine capitolina, che in seguito riuscirà a conquistarne soltanto altri due con altre due icone da centinaia di gol in giallorosso (il già citato Pruzzo e Totti, ça va sans dire).
A differenza di Totti – ma come Pruzzo – Amedeo Amadei non riesce ad ottenere tanto spazio in Nazionale, nel suo caso a causa della presenza del blocco del Grande Torino: indossa la maglia azzurra per la prima volta poco più di un mese prima della tragedia di Superga, nel marzo del 1949, quando non è più un giocatore della Roma.
Perché, dopo la pausa dei campionati dovuta alla seconda guerra mondiale, l’ottavo Re di Roma fu costretto a lasciare la Capitale, a causa anche dei gravi problemi della società giallorossa: tutti vogliono Amedeo Amadaei, ma a spuntarla è l’Inter di Carlo Masseroni, quattordicesimo presidente della Beneamata che poi cederà la società ad un certo Angelo Moratti.
Masseroni ha la meglio sul Torino e sulla Juventus, dando alla Roma 15 milioni più i cartellini di Tontodonati e di Maestrelli, per un affare complessivo da 45 milioni di lire: una cifra corrispettiva ad oltre 850mila euro, che per l’epoca erano un vero sproposito.
Nonostante ciò l’Inter non riuscirà a spuntarla sul Torino e sulla Juventus in campionato: nella prima stagione di Amadei in nerazzurro sarà l’ancora Grande Torino a conquistare lo scudetto (sebbene la tragedia di Superga non consentirà ai granata di concludere quel campionato) e nella sua seconda stagione sarà la Juventus a vincere il suo ottavo tricolore.
A nulla varranno le sue complessive 42 reti in due campionati, a fianco a due attaccanti che scriveranno la storia dell’Inter come Benito Lorenzi e István Nyers: questi due vinceranno due scudetti soltanto due stagioni più tardi, quando Amadei sarà a Napoli, indossando l’azzurro dei partenopei, ultima maglia prima dell’addio al calcio nel 1956.
Durante la biennale parentesi nerazzura rimane memorabile (e lo ricorderà anche Massimo Moratti durante i festeggiamenti per il centenario) il derby di Milano disputato il 6 novembre del 1949: la Beneamata sta perdendo 4-1 quando l’allenatore Mario Tansini – già a lungo giocatore del Milan – decide di schierare Amadei centravanti e riesce così ribaltare la partita. L’Inter – già allora evidentemente pazza – vincerà la gara per 6-5, con Amedei sugli scudi (la foto a corredo del post è tratta da quella gara).
Nonostante ciò, nel cuore del prolifico attaccante – che appenderà al chiodo le scarpette con 174 reti in serie A – ci sarà spazio soltanto per la Roma.
“Quando passai all’Inter e poi al Napoli, misi subito le cose in chiaro: il giorno che incontreremo la Roma io non giocherò, dovesse pur essere una partita decisiva per lo scudetto. Non potete pretendere che io pugnali mia madre”.