Soprannominato El Galgo (Il Levriero) per le grandi capacità di corsa, Ezequiel Schelotto è stato di fatto un frutto del calcio italiano: nato a Buenos Aires nel 1989, a 19 anni veniva acquistato dal Cesena e da lì iniziava un lungo girare per l’Italia, con tanto di convocazione per gli azzurri nel 2012 (che tempora…).
Dapprima Cesena, quindi Catania, poi Bergamo (con l’Atalanta che aveva acquista metà del cartellino e lo aveva girato in prestito agli etnei) e infine Milano, sponda Inter.
In realtà, poi, vestirà le casacche del Sassuolo, del Parma e del Chievo Verona, ma in questa sede ci interessa raccontare della parentesi nerazzurra.
Viene acquistato nel gennaio 2013 per 3,5 milioni di euro più mezzo Marko Livaja (di cui scrivemmo già).
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Si aggrega ad una Inter tutt’altro che fenomenale ed anche discretamente sfortunata: in panchina siede Andrea Stramaccioni e, dopo una campagna acquisti con il solo Palacio come acuto ed un avvio più che positivo (con tanto di vittoria allo Juventus Stadium), nella seconda parte di stagione arrivano una serie di gravi infortuni – fra cui quello di Diego Milito – e la campagna acquisti di gennaio non è sicuramente esaltante.
Vengono ceduti Sneijder e Coutinho, arriva un giovane ed acerbo Kovacic, oltre a Kuzmanovic, Tommaso Rocchi (!) e il succitato Schelotto.
L’esordio dell’italo-argentino avviene in una gara contro il Siena: è il 3 febbraio e i nerazzurri perdono in Toscana per 3-1.
In totale disputerà 13 gare con il nerazzurro dell’Inter, realizzando una sola rete.
Una rete però indimenticabile, con tanto di lacrime di felicità: di testa nel derby.
Uno dei derby – almeno per noi – più brutti che io ricordi, finito 1-1 con il pareggio dell’appena subentrato Schelotto dopo il vantaggio di El Shaarawy.
Dopo questo gol, il nulla.
Rimarrà di proprietà dell’Inter fino al 31 agosto 2015, quando rescinderà il contratto con l’Inter dopo tre esperienze in prestito (a Reggio Emilia, a Parma e a Verona).
Parlando di quella esperienza al sito di Gianluca Di Marzio racconta, circa un anno fa: “Ho la coscienza pulita. Nella vita bisogna avere rispetto e all’Inter mi hanno trattato male. Tante persone che ancora sono lì mi hanno deluso. Ho stracciato il contratto d’impulso perché non volevo saperne più nulla, ma è una scelta che non rifarei. Mi aveva portato Stramaccioni e, quando lo hanno esonerato, hanno mandato via anche i suoi giocatori. Non basta vestire la maglia dell’Inter per essere grandi, bisogna esserlo anche come persone aiutando chi ne ha più bisogno”.
D’altro canto, parole di maggior riconoscenza sono quelle rilasciate a ‘Tyc Sports’, più o meno nello stesso periodo:
“Arrivare all’Inter è inspiegabile, ho incontrato giocatori con oltre 100 partite in nazionale ma con un’umiltà spettacolare. Quando sono arrivato ero senza parole, mi ci sono voluti tre giorni per capire dove fossi. Nello spogliatoio avevo Zanetti a destra e Stankovic a sinistra. Quando sei dentro quel club capisci che è ancora più grande di come appare all’esterno”.
E in merito al gol nel derby:
“E’ stato un momento indimenticabile, ancora oggi la gente mi riconosce per quello e i tifosi milanisti mi odiano. Sono entrato dritto nell’area al primo cross ricevuto, la palla mi è caduta in testa e ho dovuto solo spingerla. In quel momento ti passano per la testa tutti i sacrifici fatti. A fine partita il presidente Moratti mi disse che ero entrato nella storia del club”.
Effettivamente Moratti aveva ragione: viceversa non ne scriveremmo quest’oggi.
Ma cosa fa Schelotto oggi?
A 32 anni, gioca ancora, ed è tornato – per la prima volta nella sua storia personale – in Argentina: nel 2021 ha firmato un contratto da due anni (con opzione per un terzo) con il Racing Club de Avellaneda.