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Che fine ha fatto Gilberto, l’ennesimo nuovo Roberto Carlos giunto dal calcio a 5

Diadmin

Mar 24, 2022

Era il ferragosto del 1995. Il Presidente Massimo Moratti (divenuto proprietario dell’Inter da 6 mesi o giù di lì) acquistava dal Palmeiras un terzino sinistro brevilineo brasiliano chiamato come un famoso cantante – Roberto Carlos.

Costato 7 miliardi di lire, metterà in luce capacità balistiche rare: cinque gol in 30 gare alla prima stagione, con punizioni e tiri fulminanti.

Ma c’è chi non lo vede (e non perché troppo veloce): è il tecnico Roy Hodgson, che non lo vede quantomeno come terzino e così Roberto Carlos viene ceduto per circa 12 miliardi al Real Madrid.

Una cessione di cui ce ne pentiamo ancora oggi, con tutt che Roberto Carlos s’è ritirato ed ha raccontato circa l’influsso di Hodgson:

“Hodgson è stato estremamente importante per la mia carriera. Era un allenatore eccellente, viveva per il calcio. Mi ha insegnato a mettermi addosso pressione, a segnare di più. Non è vero che discutevamo sempre. Ma è vero che sono andato al Real Madrid perché non mi piaceva essere schierato in attacco. E’ tutto qui”.

Dicevamo: Roberto Carlos va al Real Madrid e la fascia sinistra per anni senza un padrone.

Una fascia che solo negli ultimissimi tempi (con il cambio di modulo) ha iniziato a vedere giocatori da Inter (adesso abbiamo Perisic e Gosens, che è un peccato non vederli giocare assieme).

Negli anni, dopo Roberto Carlos e con poche eccezioni di livello (forse Maxwell, sicuramente Javier Zanetti spostato di fascia), abbiamo visto centrali adattati nel ruolo (si pensi a Juan Jesus), giocatori fragili fisicamente o psicologicamente (Dodò e Santon), giocatori non da Inter (Pereira, il disastro Gresko e il buon Nagatomo) e meteore italiane e non (Michele Serena, Francesco Coco, Fabio Macellari, il francese Silvestre e il greco Georgatos and so on).

In questa occasione, parliamo di un appartenente a quest’ultima categoria.

Parliamo di Gilberto da Silva Melo – brasiliano come Roberto Carlos, acquistato nel gennaio del 1999 per 10 miliardi su suggerimento del connazionale Ronaldo.

Proveniente da una famiglia di calciatori (anche i fratelli Nilberto, Nélio, Edmilson e Nenei lo sono stati, con alterne fortune) fa notizia perché nasce come calciatore di calcio a 5: per lui esperienze nella massima serie spagnola e nella nazionale brasiliana prima di darsi (a 19 anni, nel 1995) al calcio a 11.

E così dopo aver vestito le gloriose maglie di Flamengo e Cruzeiro passa all’Inter, dove giocherà solo 2 gare e ricorderà così quel suo periodo, in un’intervista a UOLO Esporte:

“In Italia non sono riuscito ad adattarmi, le cose andarono molto male. Fisicamente ero a posto, stavo anche imparando l’italiano ma quando arrivai l’Inter non stava andando bene e all’interno del gruppo c’erano giocatori dall’ego molto forte. Ronaldo giocava ma era mezzo rotto, poi c’era gente come Zamorano (che non a caso giocava con l’1+8), Pagliuca, Winter e Baggio che amava attirare l’attenzione su di sé. Quando arrivai fui accolto da Zé Elias che mi tenne sotto la sua ala protettiva. L’Inter era reduce da alcune sconfitte e la situazione era molto confusa. A Lucescu piacevano i brasiliani ma per me le cose non andarono bene”.

Fu ceduto a fine stagione e, in seguito, riuscirà a fare bene in Europa solo con la casacca dell’Hertha Berlino.

Per lui, nonostante tutto, due grandi soddisfazioni con la nazionale brasiliana (la cui maglia vestirà 35 volte): la Confederation Cup del 2005 e la Copa America del 2007.

Poche informazioni circa la sua vita post-calcistica (iniziata nel 2012, quando appese le scarpe al chiodo) ma è certo che Gilberto può vantare titoli con la casacca verdeoro che molti altri campioni non possono annoverare nel proprio palmares.

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